Soldi africani nelle banche svizzere

I banchieri svizzeri sanno tenere cucita la bocca. Grazie alla proverbiale riservatezza, immense fortune vengono ammassate nei forzieri delle banche locali. Solitamente si tratta di denaro di dubbia provenienza, i cui proprietari preferiscono passare inosservati. E’ quindi con una certa sorpresa che la Banca Nazionale Svizzera (SNB) ha pubblicato i dati riguardanti fondi africani presenti nelle banche svizzere

Misna - Secondo il rapporto della SNB, 43 nazioni africane controllano oltre 16 miliardi di dollari americani depositati in Svizzera, che corrisponde al 36% di tutti gli aiuti umanitari dati al continente nei quattro decenni scorsi. La Liberia, uno dei paesi più poveri del mondo, ha depositato circa 4,3 miliari di dollari. Il Sudafrica, il paese più ricco a sud del Sahara, controlla depositi per quasi due miliardi di dollari. La lista dei paesi coinvolti è lunga. L’economista zambiana Dambisa Moyo, autrice di “La carità che uccide”, ha commentato la notizia sottolineando come gli aiuti del Nord abbiano alimentato la corruzione, e la creazione di vaste fortune. “Gli aiuti, pensati per sostenere la popolazione, finiscono spesso per rimpinguare le casse dei burocrati”. E’ così che la lista dei paesi più corrotti, pubblicata da Transparency International, va di pari passo con la lista di conti bancari in Svizzera.

L’economista zambiana sostiene inoltre che gli aiuti per lo sviluppo devono essere gestiti in maniera creativa. Secondo Moyo, gli aiuti causano il Male Olandese. E’ questo un termine economico che si riferisce alla caduta di produzione locale in presenza di un apprezzabile influsso di denaro dall’estero, causato dallo sfruttamento delle risorse naturali o dalla ricezione di aiuti speciali.

In altre parole, gli aiuti possono essere necessari, ma non favoriscono lo sviluppo. “Per combattere l’inflazione indotta dall’arrivo di aiuti, molti paesi sono ricorsi alla vendita di buoni del tesoro, ha detto Moyo, di fatto impoverendo ulteriormente le casse statali per pagare gli interessi sui buoni. E’ il caso dell’Uganda che, nel 2005, dovette emettere buoni per un valore di 700 milioni di dollari pagando 110 milioni di interessi annuali”.

 

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