Sabato Santo - Sábado Santo

 

SABATO SANTO1

 

 

 

 

 

In questa notte santa si conclude il triduo della settimana santa, che costituisce la nostra presa di coscienza dei valori profondi che Cristo ha comunicato al nostro cuore e che noi dobbiamo vivere per un dono di grazia, perché la nostra vita sia vera, sia rispondente al grande sogno che Dio ha avuto creando l’uomo.

 

Il Giovedì Santo ci fu rivelato il grande mistero compiutosi in Cristo: Cristo che, attraverso la figura del pane, ha assunto tutta quanta la terra, tutta quanta la vita, tutte quante le manifesta­zioni della vita, in tale maniera che ha abolito la solitudine sulla terra. In ogni essere vivente c’è Cristo che vive. Il giovedì santo ci fu comunicata anche l’altra conoscenza: Cristo, con il suo sangue, si appropria di tutto ciò che rende nobile, grande, vero, l’uomo. Tutti i grandi so­gni di bellezza, di verità, di volontà, di generosità, che spingono il cuore dell’uomo, sono il sangue di Cristo che circola in tutta l’umanità e la rende vivente della vita di Cristo.

 

Il venerdì ci fu rivelata la grande conoscenza che sulla croce, dove Cristo pende cadavere, c’è la vita: la morte non esiste più, la sofferenza ha un senso, il nascere ha un significato, il vivere ugualmente e così anche il morire. Qui sulla terra, attraverso il dolore e la sofferenza e l’amore e la gioia, noi siamo in cammino verso la nascita dell’uomo vero. Ogni intensità di partecipazione alla vita, di cui noi siamo capaci individualmente, porta avanti verso il compi­mento l’apparizione dell’uomo vero nell’umanità.

 

Stasera, in questa notte santa, in cui veneriamo la deposizione della salma di Cristo nel sepol­cro e la sua risurrezione, ci viene consegnata una grande conoscenza: tutto è stato risantifi­cato, rianimato, rivivificato da Cristo. Per questo, stanotte, abbiamo benedetto nuovamente l’acqua, abbiamo benedetto il fuoco e dal fuoco nuovo abbiamo acceso le nostre candele e il cero pasquale. Perché abbiamo benedetto l’acqua? Perché comprendiamo il mistero dell’acqua e comprendiamo anche che nell’acqua c’è la santità e la santificazione delle ener­gie redentrici di Cristo. Che cosa è l’acqua? È la matrice della vita. L’acqua è tutto ciò da cui nascono le nostre impostazioni di vita, i nostri desideri, i nostri progetti, i nostri impegni. Tutto quello da cui partiamo per poterci muovere nell’esistenza con delle mete precise è l’acqua, è la scaturigine, è la sorgente.

 

Abbiamo bisogno, in questa notte santa, che Cristo discenda in tutti i nostri progetti, in tutti i nostri desideri, in tutte le nostre decisioni, perché li riassuma in sé, li liberi da tutto ciò che c’è di ombra e di tenebra, li illumini in modo che la nostra azione umana, che nascerà dopo questa notte, sgorghi da una sorgente pura, da una sorgente risantificata da Cristo. Per questo, vedete, è necessario che noi scendiamo nel sepolcro profondo del nostro essere per vedere le radici di tutti i nostri desideri, le matrici di tutte le nostre impostazioni di vita e le ragioni profonde di ogni nostra azione nell’esistenza, perché, spesso, anche l’azione più nobile ha delle radici sbagliate.

 

Questa notte è stata ribenedetta l’acqua, sono state riconsacrate le radici profonde di tutte le nostre motivazioni umane, perché possiamo riprendere sereni e fiduciosi - come il sole che ri­prende il percorso ad ogni alba - il nostro cammino di uomini. E poi abbiamo ribenedetto il fuoco. Che cosa è il fuoco? Il fuoco è l’intensità con la quale noi partecipiamo alla vita: biso­gna che anche in questa intensità noi abbiamo la certezza che c’è Cristo presente, in modo che il nostro fuoco non sia un fuoco che brucia affumicando, un fuoco che nasce dal nostro egoi­smo, dalle nostre ambizioni, dai nostri desideri, ma un fuoco che nasce dall’amore di Cristo.

 

Queste parole sono inutili perché, penso, noi dovremmo vivere in silenzio il mistero di questa notte, lasciando scendere i gesti che vengono compiuti nel nostro essere perché vi evochino le loro conoscenze che sono racchiuse nella semplice e silenziosa espressione di un gesto, di una benedizione, di un fuoco, di una fiamma che ascende, di un cero che illumina la nostra tenda. Ma vi ho detto questo perché dobbiamo continuamente ripensare alla nostra grandezza di uo­mini chiamati a diventare figli di Dio per poterci muovere sempre con maggiore purezza, con maggiore intensità, con maggiore verità e con maggiore libertà interiore. Allora noi saremo quello che abbiamo espresso in questa notte: dei portatori di Cristo, dei portatori della luce di Cristo. Se Cristo come luce vive in noi, se Cristo come fuoco brucia in noi, tutto ciò che è vecchio, tutto ciò che è morto deve essere superato,.

 

Dentro questa notte affrontiamo la vita come creature nuove, risorte con Cristo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



1 Giovanni Vannucci, omelia pronunciata nell’eremo di S. Pietro alle Stinche, Greve in Chianti (FI) la notte di Sabato 17 Aprile 1976 (Sabato Santo), durante le funzioni della veglia pasquale. Registrata e trascritta da Elena Berlanda e Consalvo Fontani. Pubblicata in Nel cuore dell’essere, edizioni Fraternità di Romena, Pratovecchio (AR), 2004.