Medellin, 1 abril 2010

 

Cari amici,

            anche quest’anno per Pasqua voglio mantenermi in contatto con voi e farvi gli auguri. Sembra ieri che abbiamo celebrato il Natale e già è Pasqua: come vola il tempo! A me piace molto la Pasqua. Mi dà allegria e speranza: perché ci ricorda che Dio è il Dio della vita, e che la vita vince sempre, che l’amore è più forte dell’odio e della violenza.

Scrivo oggi, Giovedì santo, mentre sto pensando a quello che voglio dire alla mia gente nella Messa della cena del Signore questa sera. Abbiamo pensato di lavare i piedi a 12 famiglie (c'è un piccolo problema organizzativo, ma sono molto entusiasti): io lavo i piedi ai dodici papà, e loro lavano i piedi alla loro famiglia, cominciando dalla mamma e continuando con i figli: sembra un'impresa facile, ma c’è un papà che ha 13 figli!

Vogliamo celebrare con loro la famiglia” come luogo del servizio e dell'amore concreto, dove le persone imparano ad amare e imparano a servire: la famiglia come vera comunità, dove si vive il Giovedì santo tutti i giorni, lavandosi reciprocamente i piedi.

Quello che mi ha fatto pensare è che in una parrocchia di 40mila persone quasi non riusciamo a trovare 12 famiglie sposate! Qui tutti convivono senza sposarsi e hanno tanti figli: due dal primo uomo, tre dal secondo e via dicendo...

Molte donne hanno visto ammazzare i loro mariti e con il tempo hanno cercato un altro uomo, anche perché hanno bisogno di qualcuno che le aiuti con i soldi per mantenere i figli. Molte donne sono “madres solteras”, cioè madri che non hanno il marito e che devono pensare ai figli da sole. È un problema sociale, tanto che hanno inventato il nome di madres solteras, madri sole.

Ma questa è solo la “superficie”, perché quando uno comincia a conoscere meglio queste famiglie, a conoscerle in profondità capisce che a volte sono meglio di tante famiglie che sembrano” normali. Quanto affetto e amore vivono tra di loro, come vivono il Giovedì santo nel servizio e nell'amore reciproco!

Soprattutto le madri sole fanno miracoli per mantenere i figli e sanno manifestare autenticamente laffetto e l’amore. Quanta serenità nelle facce di questi bambini che si sentono amati da una mamma che non ha il necessario per vivere, ma sa dare il cuore, perde il tempo con loro, sacrifica tutto per loro, si consuma per loro: hanno capito bene il Venerdì santo!

A volte, entrando in queste famiglie sperimento la Pasqua di resurrezione: perché vedo Gesù risorto, il regno di Dio presente, l'utopia di un mondo nuovo… Sì, a volte sento che queste famiglie sono veri luoghi della presenza di Gesù risorto, autentiche famiglie “nuove”, famiglie dove si realiza l'utopia del regno di Dio.

Quest’anno durante la Settimana santa nella parrocchia stiamo raccogliendo fondi per aiutare quelli che hanno subito la violenza di un forte temporale, che ha distrutto molte case: il vento e la pioggia si sono portati via i tetti di eternit e hanno distrutto varie case).

Anche la nostra chiesa ha subito forti danni: il vento si è portato via tutto il tetto. Con fatica e facendo debiti, l'abbiamo ricostruito subito, perché avevamo bisogno della chiesa come mensa per i bambini, però dobbiamo ancora pagarlo. Se qualcuno di voi può e vuole aiutare, per pagare il tetto della chiesa e per aiutare qualche famiglia... molte grazie!

Un abrazo colombiano e buona Pasqua. Una Pasqua in cui l'umanità possa resuscitare a una vita nuova, più giusta e in pace per tutti. Vi ricordo nelle preghiere.

 

p. Giuseppe Sartori, sx

Queridos... come va? Come state? Finalmente mi faccio sentire.

 

Sto bene, anche il lavoro con la gente va bene, con molta serenitá e entusiasmo. La costruzione del “Centro di Sviluppo comunitario” va avanti (Vanno avanti i gruppi e le attivitá, ci siamo fermati da giugno nella costruzione fisica per mancanza di fondi).

           

            Ogni giorno che passa faccio la esperienza che é bello essere missionari. É bello perché tutti i giorni si puó toccare con mano che ció che ci ha promesso Gesú é vero: il Regno di Dio é presente e cresce tutti i giorni a piccoli passi ma sicuri e “nuovi”-pieni di speranza. Nel mezzo di una realtá dura, che sembra dire il contrario, a volte di “morte”, si puó vedere come Dio non si dimentica della sua gente e semina il Regno promesso.

           

Voglio solo condividere delle esperienze di vita con voi: quando sono arrivato dall’Italia, in Gennaio, ho conosciuto a María una giovane di 22 anni. Venne alla parrocchia con la espressione timida, tipica della gente semplice- contadina latinoamericana, per parlare e scaricarsi con qualcuno dei problemi che la assillabano.         Sua sorella di 15 anni era incinta e, come passa molte volte  qui, il ragazzo che l’aveva messa incinta se n’era andato abbandonandola. Non era questo l’unico problema di Maria. Quando mi ha invita nella sua casa (se cosí si puo chiamare) ho conosciuto il resto. Entrando uno si rende conto che quella non é una casa, meglio una capanna indigna di un essere umano.Con lei vivenano altri 5 fratelli, con la madre, fuggiti dalla campagna per colpa de lla violenza, il padre l’hanno amazzato per rubargli la terra. La madre come lavoro raccoglie i rifiuti, quelli che puó vendere in qualche modo (carta, vetro…etc…). Maria e sua sorella incontrano sporadicante qualche lavoro e il risultato come sempre é poco cibo, miseria, vita infrahumana.

 

            Luis e Teresa hanno otto figli. Molti giorni se ne vanno a dormine senza mangiare niente e, il giorno dopo, i figli vanno a scuola senza colazione. Non c’é bisogno di spiagare la soffernza di un padre que non puó neanche dar da mangiare sufficiente a suoi bambini.

           

            Qualcosa di simile è sucesso a Juana, giovane madre (25 anni) di 5 bambini (i poveri fanno tanti figli perché é l’unica ricchezza che  hanno, e non giudichiamoli a partire della nostra mentalita piccolo borghese). Il marito l’ha abbandonata come succede spesso (e non solo per cattiveria o egotismo, uno sopporta fino a un certo punto la fame e la miseria dei suoi figli e scappa).

            Per non parlare dei malati (come sapete qui non c’e la mutua o la sicurezza medica, si cura solo quello che hanno i soldi. Che tristezza mi da quando in Italia sento parlare male della salute pubblica italiana. Solo quando uno la perde sa cosa vuol dire: vedere morire una persona per non avere i soldi per curarla ... che tristezza!!!).

            Roberta é una bambina che murió de sida-aids.  Ho conosciuto Roberta nel 2005 quando sono arrivato a Medellin: ero arrivato da alcuni giorni nella nuova parrocchia e ho organizzato un campo estivo con i bambini del quartiere. E mi resi conto fin dal principio che tra i tanti bambini (chiassosi, che non sanno stare fermi) che venivano tutti i giorni c’era una bambina che a malapena giocava, non partecipava, non chiedeva nulla. Guardava gli altri bambini, dipingeva, pero non correrva. Quello che saltava agli occhi era su sorriso strano, tra una tenera dolcezza e una tristezza amara.

            Una catechista me la portó una mattina mentre arrivavo con la mia camionetta, mi resi conto subito che era malata e gravemente. Subito l’ho portata all’ospedale e in poco tempo i dottori si resero conto che era malata di aids. Da quel momento é cominciato il particolare calvario di Roberta: non si lamentava e sorrideva sempre. Ha sefferto tanto prima di morire un mese fa: morta per colpa della povertá perché le medicine ci sono per i ricchi non per i poveri.

 

            Io non so perché Dio nel suo misterio progetto d’amore per tutti gli uomini ha permisso questa morte e, piú grave, questa morte in tanta miseria (a volte non c’erano i soldi per le medicine e doveva sopportare il dolore) ... anche se sono sacerdote non so il perché, non so darmi una risposta. Mi suonano all’orecchio a volte le parole della sorella Yolanda che mi ha detto: padre, credo che la piú fortunata é stata lei perché é stata la prima che Dio si é portato via da questa vita miserabile nella quale dobbiamo vivere e continuare a vivere noi che rimaniamo.

           

            Come potete vedere é molto quello che possiamo e dobbiamo fare. Siamo inviati a far presente l’amor di Gesú per tutti gli uomini e per questo non possiamo ignorare il clamore nella faccia dolorita di tanta persone, soprattutto di quelle che ti passano accanto. É certo che il nostro aiuto é una goccia d’acqua in un deserto. La nostra missione non é soluzionare i problemi sociali del mondo: é amare e mostrare il volto materno di un Dio che non si dimentica dei suoi figli che soffrono.

 

            Quello che vi chiedo e di non essere complici di questa povertá vivendo come se questa gente (la gente come Roberta) non esistesse o come se la povertá fosse colpa di altri o come se noi non potessima fare niente.

            Non corrompete i vostri figli facendogli credere che il mondo é come nelle favole, dove tutto finisce bene.

            Non insegnate ai vostri figli che l’importante é pensare in noi stessi e nella nostra vita, al massimo pensare alla nostra familia.

            Non fategli credere che basta un lavoro sicuro, una casa (che tristezza le notizie che arrivano qui sulle persone che sono costrette a emigrare in Italia, i famosi barconi che arrivano dall’Africa)

 

            Quando, in queste vacanze, state “cuocendovi” al sole, ricordatevi di Roberta.

Quando non sapete come divertirvi il fine di settimana, ricordatevi di Roberta.

Quando non sapete che vino scegliere per la cena, ricordatevi di Roberta.

Quando vi stressare per scegliere il vestito per la festa, ricordatevi di Roberta.

Quando non sapete che macchina comprarvi, ricordatevi di Roberta.

Quando non sapete se farvi una quirurgia plastica, ricordatevi di Roberta.

Quando vi preoccupate de la salute del vostro cane, ricordatevi di Roberta.

Quando… quando … quando..

 

 

Vi chiedo perdono se sono un poco duro, forte…

 

Vi ricordo tutti con affetto

 

Abrazos colombianos

 

Padre Giuseppe

 

Misioneros Javerianos

Carrera 81 A # 48 A -31

Barrio Calasanz

Medellin – Colombia