( Continuazione)

 

 

 

Pensate all’aspetto sconvolgente di questo fatto. Cristo dice: «Io sono il Maestro e il Signore e ho fatto questo a voi»; vedete che c’è tutta una rivoluzione in atto. Chi di noi andrebbe dal Papa a farsi lavare i piedi? Eppure la funzione della gerarchia nella Chiesa, dei capi nella Chiesa, è proprio questa. L’ultimo posto. È un capovolgimento di tutto quello che noi uomini abbiamo pensato del cristianesimo. Il primo è l’ultimo. Chi vuol comandare deve servire, chi vuol guidare gli altri deve essere come la radice dell’albero, la più sprofondata nella terra, e quella che cerca l’alimento perché la pianta che vive alla superficie della terra raggiunga tutta la sua potenza di vita, la sua fioritura e la sua fruttificazione. La radice non la vediamo e così nella Chiesa, la gerarchia non dovrebbe essere visibile, ma dovrebbe essere il servizio più nascosto, più vitale, più importante, ma non appariscente. Per questo Cristo dice a Pietro: «Chi si è lavato non ha più bisogno di lavarsi», cioè chi ha raggiunto la purificazione estrema del cristianesimo, chi è riuscito a capovolgere la sua visione della vita non ha più bisogno di lavarsi perché è tutto pulito. «E voi siete puliti ma non tutti», e lo dice a Pietro, pensateci bene; noi pensiamo subito a Giuda... lo dice a Pietro. Perché Pietro è sempre stato tentato, nel corso dei secoli, di farsi lavare i piedi e di non lavarli, di avere un posto preminente molto simile a quello dei potenti della terra e non il posto cristiano, che è quello dell’estremo servizio.

 

Io non insisto su questa pagina del vangelo, ma affido semplicemente dei suggerimenti a voi perché ci pensiate seriamente sopra. Il grande pericolo del cristianesimo sapete qual è? La gerarchia. La gerarchia concepita con immagini e con raffigurazioni del mondo, la gerarchia imperiale, la gerarchia statale, la gerarchia dei poteri temporali, la gerarchia dei primi posti, la gerarchia della carriera, la gerarchia dell’uomo che comanda ad altri uomini. Questo è stato il grande satana del cristianesimo, e per questo Cristo dice a Pietro: tu ancora non capisci. E poi domanda agli apostoli: avete capito? Questo che io ho fatto ancora non lo comprendete. Ci vorranno millenni per comprendere che la vera autorità nella Chiesa è l’uomo umile che vive il mistero cristiano nella sua pienezza, in servizio e in silenzio.

 

Quando voi andate alla mensa, per rientrare in un tema che abbiamo considerato oggi insieme, chi è che domina la mensa? È il capo mensa, il capo tavola, la massaia o il capoccia? È il pane. È il pane che consumiamo e mangiamo, perché una tavola senza pane e senza cibi che tavola è? Una tavola con un pane di pietra non è una mensa e non ci andiamo. Chi comanda, chi dà vita a quella mensa, a quella tavola è il pane. E il pane è Cristo, e il pane è Dio; e il pane ci comanda e ci guida attraverso la donazione totale del suo essere alla nostra fame, al nostro bisogno di vita, al nostro desiderio di sopravvivenza. E così anche nella Chiesa. Come dobbiamo modificare noi stessi, essere puliti, per capire queste grandi cose e come dobbiamo pregare il Signore perché ci aiuti ad essere più santi, ad essere un pane vivo nella Chiesa!

 

Credetemi, il giorno in cui la Chiesa si sarà spogliata da tutte le sue visioni imperiali, di dominio attraverso le più svariate forme, quel giorno l’umanità avrà raggiunto la liberazione di Cristo e quella pulizia che Cristo vuole da tutti noi. Ecco, pensate al contenuto del Vangelo di questa sera: non sono i peccati che distruggono il cristianesimo, ma è lo spirito di potenza, il desiderio di comandare e di dominare altri uomini. Dio liberi noi da questi demoni. Preghiamo stasera affinché la Chiesa, da Pietro all’ultimo dei cristiani, comprenda che la vera autorità nella Chiesa è la santità, è il vivere Cristo senza compromessi, con fedeltà assoluta, trasformando nella sua realtà, nella sua luce, nella sua vita, il nostro essere.

 

Questa sera qui ci sono alcuni giovani che lunedì riceveranno il sacerdozio: preghiamo perché il loro sacerdozio sia vissuto con semplicità ed umiltà. Che questi giovani non sentano mai il sacerdozio come un privilegio, ma come un servizio, e non si stacchino mai dal popolo da cui provengono e che devono servire nell’amore, nella gioia e nella semplicità di vita.