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Grazie Roberto, Emiliano degli auguri di Buon Natale e Buon Anno, che rcambio.

Qui nella nostra parrocchia molti hanno partecipato alle celebrazioni, specialmente i giovani.
Prima di Natale avevamo fatto una giornata di ritiro in una casa dei Missionari del Pime. Molti vi hanno partecipato. Allego una foto. Allego una foto anche del
nostro presepio.
Dio ci aiuti ad essere testimoni gioiosi del Vangelo.
Celso

 

P. Celso Corbioli, omi
Paróquia de Antula
C.P. 20 Bissau
Guinea Bissau
e-mail:
celsocorbioli@omimissio.net

tel. (00245) 661 59 27 / 525 73 18



                                                                                                                                                             Roveré Veronese 09.08.13

Carissimi amici,

                scrivo dall’Italia, dove sono arrivato una settimana fa. In questo momento sto partecipando a un incontro internazione di religiosi. Siamo di 20 nazioni e di 30 congregazioni. Staremo insieme una decina di giorni per mettere in comune le nostre esperienze e i carismi dei nostri Istituti, con l’aiuto della spiritualità dell’Opera di Maria (Movimento dei Focolari). Vorremmo contribuire, insieme al Papa e a tutta la Chiesa, a costruire un mondo nuovo, dove regnino la giustizia, la verità, e in modo particolare, la carità. Dovrei ripartire per la Guinea Bissau a metà ottobre.

                In Italia ho trovato un clima caldo e secco, mentre in Guinea B. ho lasciato la pioggia e tanta umidità. Infatti nella parte Nord dell’equatore in questo periodo c’è la stagione delle piogge. In Guinea B., come in altri paesi confinanti, la pioggia è indispensabile per alimentare i pozzi e per riempire le risaie. Nel mese di agosto si pianteranno i germogli di riso, che in questo momento sono coltivati nei semenzai, e nei mesi di novembre e dicembre ci sarà il raccolto.

                In Guinea B. ci si sta preparando alle elezioni presidenziali e legislative, previste per la fine di novembre. Speriamo che si possa così uscire dall’isolamento internazionale, causato da un colpo di stato di un anno e mezzo fa.  

Per quanto riguarda la nostra parrocchia, abbiamo terminato l’anno pastorale, e lo riprenderemo in ottobre. Siamo in quattro missionari oblati, due senegalesi e due italiani. Vorremmo far tutta la nostra parte affinché la Parola di Dio sia conosciuta e vissuta, da noi e dalla nostra gente.

Oltre alle attività pastorali, cominceranno anche quelle materiali. Dovremmo infatti iniziare la costruzione della chiesa. Nell’ultima mia lettera scrivevo che Antula, la nostra parrocchia, comprende una parte di città di Bissau e molta periferia. Il numero dei cristiani e dei catecumeni è alto. Avere una chiesa diventa una necessità. Abbiamo già un progetto fatto da un ingegnere di Foggia, Antonio Fortunato. I lavori dovrebbero cominciare in ottobre. Abbiamo già ricevuto degli aiuti da fuori; la nostra gente inoltre, in questi anni ha raccolto dei fondi, ma tutto questo ancora non basta. Papa Benedetto diceva che tanti organismi sono molto sensibili ai problemi sociali, e quindi pronti ad aiutare, ma quando si propone loro la costruzione di una chiesa, si tirano indietro. Eppure è la Chiesa che forma le coscienze, che aiuta a praticare la giustizia e a evitare la corruzione, in una parola, che forma una umanità nuova. Per questo c’è bisogno anche di strutture materiali dove la gente si possa radunare. Saremmo molto riconoscenti a tutti coloro che vorranno darci una mano.

Termino qui per ora augurando a tutti buona estate, anche se a causa della crisi interazionale, molti non andranno in vacanza.

Dio dia ad ognuno tanta gioia e tanta forza per continuare il proprio cammino.

 

 

 

 

 

P.Celso Corbioli, omi

e-mail: celsocorbioli@omimissio.net

(cell. 0039 366 4584054)

 

             Foto: - Una messa domenicale ad Antula.  - Luogo della futura chiesa

20/04/2013 - P. Celso 

Cari amici missionari veneti,

catechisti,

volontari,

tutti!

 

Padre Celso Corbioli, al stesso tempo che me tira e recie par verlo quasi desmentegá...

ne dá na bea relassión del stato dea so missión in Guinea Bissau!

 

Par védare altre notissie del nostro amigo missionario véneto de un pícoeo paeseto del veronese struché magari QUA

Pace e bene

e bona doménega a tuti!

 

 

Roberto e Emiliano

 

 

 

 

 

Bissau 19.04.2013

                                                                                                                      

            Carissimi amici,

consultando la mia agenda ho visto che l’ultima lettera risale ad un anno fa. Il tempo passa davvero in fretta.

In quel periodo, esattamente il 12 aprile del 2012, c’era stato un colpo di stato che aveva deposto il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro e tutto il Governo. Alla fine della lettera dicevo che c’era speranza che si trovasse presto un compromesso tra gli autori di questo colpo (i militari) e le forze politiche. Qualcosa è stato fatto: è stato formato un Governo provvisorio, nominato un Presidente di transizione con la promessa di nuove elezioni, ecc. Molto comunque resta  da fare. L’ex Presidente e l’ex Primo Ministro sono ancora in esilio e non si sa se e quando potranno tornare; inoltre non si sa quando ci saranno queste elezioni. Il paese poi non gode di tanta stima a livello internazione, e questo non solo per i vari colpi di stato, veri o presunti (in nove anni ho visto già 7 Presidenti, inclusi quelli di transizione), ma per essere implicato nel traffico di droga che dalla Colombia transita per la Guinea. C’è davvero bisogno dell’aiuto della comunità internazionale per uscire da questa situazione.

A parte questo però, devo dire che tutto prosegue con normalità e, direi, con una certa pace. Anche a livello Chiesa, non solo non abbiamo problemi, ma in genere siamo benvoluti.

Come scrivevo l’anno scorso, il Vescovo di Bissau, mons. José Camnate, ci ha affidato una grande parrocchia, che comprende una parte di città e molta periferia. La zona che appartiene a questa parrocchia si chiama Antula. La gente è tanta e aumenta sempre più; di conseguenza anche le abitazioni sorgono in continuazione. Il numero dei precatecumeni e catecumeni è alto, più di 2.500, i catechisti sono 120, le piccole comunità di quartiere più di trenta, i gruppi, le associazioni ecc. una ventina…e si potrebbe continuare. In un primo momento verrebbe da spaventarsi, ma sappiamo che è lo Spirito Santo che porta avanti la sua Chiesa. Grazie a Dio, siamo in 4: tre sacerdoti (p. Giancarlo, p. Georges e io), e uno studente che si prepara all’ordinazione, fr. Simon Pierre. Sono presenti anche due Congregazioni: le Suore Francescane ospitaliere, impegnate nel campo pastorale e nell’educazione e le Suore Oblate del Sacro Cuore, che gestiscono il Centro di Spiritualità di N’Dame.

In occasione dell’Anno della Fede abbiamo fatto un pellegrinaggio a piedi da Antula al Centro di Spiritualità di N’Dame. Sono solo sei km, ma sotto il sole cocente può essere una vera penitenza. Vi hanno preso parte in molti, tanto che abbiamo dovuto dividere i partecipanti in quattro grandi gruppi, con un distanza di 300 metri l’uno dall’altro. Le persone che incontravamo presso le loro case o lungo il cammino, osservavano con simpatia. Oltre che un’esperienza spirituale, è stata anche una maniera di testimoniare la nostra fede e quindi di evangelizzare.

Il Sabato Santo abbiamo avuto la gioia di amministrare il Battesimo a 85 adulti; la gente presente quella notte era tantissima. All’uscita dalla celebrazione (durata più di tre ore), tutte le strade erano invase da quella moltitudine. E’ stata davvero una “notte felice e beata” come aveva cantato p. Giancarlo nel preconio pasquale. In giugno ci sarà il Battesimo di un centinaio di adolescenti.

Oltre alla Chiesa spirituale, dovremmo occuparci anche di quella materiale, che ancora non esiste. Infatti le grandi celebrazioni si fanno all’aperto. Abbiamo già un progetto e dovremmo cominciare presto i lavori. Il progetto è stato preparato da un ingegnere di Foggia, Antonio Fortunato. In vista di una nuova chiesa, la nostra gente era abituata da diversi anni a fare una questa supplementare alla fine della Messa. E’ chiaro che, nonostante l’impegno e la generosità, ciò che è stato raccolto finora non è sufficiente. Per questo ogni aiuto sarà il benvenuto.

Quest’anno, nei mesi di agosto e settembre, dovrei essere in Italia. Sarò molto contento se potrò incontrare alcuni di voi.

Vi saluto per ora, con i migliori auguri di buona salute e di ogni bene. Cristo Risorto sia sempre la nostra luce e la nostra forza.

 

- Per chi volesse collaborare per costruzione della chiesa di Antula, in Italia abbiamo la nostra Procura delle Missioni che facilita tutto questo. Per i dettagli basta scrivere a: procuraomi@gmail.com

- In allegato una foto del pellegrinaggio a N’Dame e una di noi 4 della comunità di Antula; da sinistra: fr. Simon Pierre, p. Giancarlo, p. Georges e p. Celso.

 

P. Celso Corbioli, omi

Paróquia de Antula

C.P. 20 Bissau
(Guinea Bissau)


e-mail: 
celsocorbioli@omimissio.net


tel. (00245) 6615927

 

 

18 Aug 2011

Carissimi Roberto e Emiliano,
Grazie per le vostre parole. Ora mi trovo a Reggio E., in casa di mia sorella e cognato. La salute va sempre meglio, grazie a Dio. Dovrei tornare in Guine Bissau nella seconda metà di settembre.
A proposito del ponte, allego una foto; si è rivelato un grande aiuto per i due villaggi, N'Dame (dove c'è la missione) e Mbassene. L'anno prossimo i bambini di Mbassene verranno a scuola a N'Dame, dal momento che non hanno scuola nel loro villaggio. Il ponte però richiede un altro intervento perché alcuni tubi di sostegno si sono un pò piegati. A fine dicembre i nostri amici di Mialano verranno nuovamente, per un'opera di rinforzo. Intanto manderanno un container con il materiale che dovrebbe arrivare in ottobre. Vi terremo aggiornati.
Augurissimi di ogni bene,
Celso

Un altro viaggio particolare

                                N’Dame, 29.10.10

 

E’ normale che quando sia viaggia si facciano esperienze particolari, ma credo che per noi il tratto Dakar-Bissau sia tra i più “speciali”. Questa è la seconda volta che scrivo su questo viaggio.

Da Bissau a Dakar, e viceversa, si può andare in due modi: prendendo un strada lunga, di 950 km, evitando un paese che si insinua dentro il Senegal, chiamato Gambia, oppure attraversare il Gambia e percorrere così “solo” 580 km.

Questa volta all’andata ho preso il percorso più lungo. Non voglio dilungami tanto su questo, perché il viaggio si è svolto in modo “normale”. Partito alle 5 di mattina di giovedì 14 ottobre, raggiunsi la nostra comunità di Farim dopo due ore e mezzo. Da lì continuai il viaggio con Daniel, studente oblato senegalese, che si sta preparando al sacerdozio. Entrati in Senegal, raggiungemmo nel pomeriggio il villaggio di Koumpentoum. E’ là che si trova un’altra nostra parrocchia, a metà strada circa tra Farim e Dakar. Il giorno successivo, venerdì, continuammo il viaggio con P. George, un missionario senegalese, destinato alla comunità di Farim. Raggiungemmo Dakar nel tardo pomeriggio. Tutto andò secondo il programma prefissato. Il giorno seguente, sabato, alle ore 3 di mattino, arrivò P. Giancarlo dalle sue vacanze in Italia. Passammo il resto della giornata di sabato insieme, con tante notizie da comunicarci.  

Il giorno dopo, domenica 17 ottobre, ci mettemmo tutti e 4 in viaggio per Bissau, dopo aver celebrato la Messa alle 5 di mattina. E qui inizia il nostro viaggio particolare. Decidemmo di scegliere il percorso più breve (via Gambia) con l’idea di arrivare la sera a N’Dame. Tutto andò bene per i primi 200 km; superata la città di Kaolak, ci dirigemmo verso la frontiera del Gambia. Ad un certo punto però ci imbattemmo in una lunga fila di camion e macchine. Ci dissero che c’era un senso unico alternato per circa due km. L’acqua piovana aveva invaso la strada, di terra battuta, con conseguenti buche piene di acqua e fango. Venne il nostro turno. Grazie a Dio riuscimmo a superare quel primo ostacolo.

Dopo aver percorso altri 50 km raggiungemmo la frontiera con il Gambia. Espletate le formalità con il Senegal, entrammo in Gambia. P. Giancarlo disse: “Credo che questa volta non ci saranno tante macchine, e quindi dovremmo fare abbastanza presto”. Con la polizia, la dogana e i militari del Gambia, non incontrammo tante difficoltà (le solite). Ma quando raggiungemmo la zona del traghetto (c’è un grande braccio di mare da  attraversare), una lunga fila di macchine e di camion aspettava il proprio turno. Non rimaneva che mettersi in fila, sperando di poter attraversare in fretta. E invece cominciavano a passare le ore, sotto un sole cocente, con il risultato di avanzare solo di pochi metri. Quando finalmente giungemmo in vista del traghetto, ognuno voleva passare per primo; macchine e camion formavano nuove file, a destra e sinistra. Era un caos generale; gli stessi incaricati dell’ordine si trovavano in grande difficoltà. Erano già passate quasi 4 ore. Mi domandavo come e se avessimo potuto entrare nel traghetto. Ma “Dio è grande”, dice sovente la gente qui, nel senso che può risolvere una situazione ingarbugliata, quando sembra che non ci sia niente da fare. Infatti riuscimmo ad arrivare vicino a un agente del traffico, che ci fece segno di attendere. Ma dopo avergli spiegato che aspettavamo da quattro ore e che dovevamo arrivare in Guinea, ci disse di entrare nel traghetto. Era come una liberazione! Sbarcati dopo una ventina di minuti nell’altra sponda e percorsi altri 20 km, dovevamo fare le pratiche per uscire dal Gambia. Ci volle un po’ di tempo, ma finalmente riuscimmo a rientrare in Senegal. La distanza per arrivare a Zinguenchor (la città di frontiera, prima della Guinea Bissau) non era tantissima: 180 km, ma bisognava tener conto che alcuni tratti di strada non erano buoni e che ci sarebbero stati dei posti di blocco tenuti dai militari, essendo la zona non sicura (per il problema del movimento di secessione della Casamance, per chi ne ha sentito parlare).  

Continuammo il nostro cammino, sperando di raggiungere la frontiera della Guinea Bissau prima della sua chiusura (alle ore 19). Ogni tanto dovevamo fermarci per i posti di blocco militari; a volte dovevamo rallentare per qualche tratto di strada non buona (non era sempre facile evitare tutte le buche), ma comunque la speranza di arrivare in tempo diventava sempre più reale. Ero io alla guida in questo tratto di strada. Continuando il cammino, molte volte a zig-zag a causa delle buche, non mi accorsi di un cartello con la scritta: alt, dogana. Ad un certo punto vidi nel retrovisore un fuoristrada che ci seguiva e che ci segnalava di fermarci. Accostai a destra e la Toyota inseguitrice ci superò e si fermò davanti a noi. Scesero in fretta 5 o 6 giovanotti, e vennero decisi verso di noi (forse pensavano che trasportassimo armi?). Li salutammo cordialmente. E alla domanda: “Chi siete e dove andate”? Rispondemmo quasi in coro: “Siamo sacerdoti della missione cattolica e andiamo in Guinea Bissau”. Aggiungemmo anche che andavamo in fretta per paura di non arrivare in tempo alla frontiera. “Va bene, andate”, risposero subito.

Arrivammo a Zinguenchor poco prima della 18,30. Mancavano ancora una ventina di km per la frontiera, ma la strada era buona. Ma appena usciti dalla città, nella strada verso la frontiera, una sorpresa: la strada era sbarrata! A destra c’era la polizia. Un giovanotto, in borghese (un poliziotto?) ci disse che non si poteva passare perché erano le 18,30. “Ma non è alle 19 che si chiude?”. “No, alle 18,30. Si riaprirà domattina alle 8!”. “Ma noi dobbiamo andare in Guinea Bissau! Siamo in ritardo a causa del traghetto del Gambia…”. “Non so che farci…”. Ma poi continuò: “Se volete, vi indico una strada per contornare questa barriera. Dovete tornare indietro per un kilometro e prendere a sinistra”. Cominciammo a dubitare se era bene o no accettare questa proposta. Comunque tornammo indietro. Il nostro informatore ci raggiunse e salì in macchina. Entrammo in strade e straduncole, che lui stesso sembrava non conoscere. Ma alla fine rientrammo nella strada principale, lasciando la barriera lontana. Il nostro amico ci disse:

“Ora potete proseguire”.

“Ma la frontiera sarà chiusa!”

“No, potrete passare”. E così continuammo, con una certa ansia, perché se veramente la frontiera era chiusa, non avremmo più saputo come tornare indietro!

In poco tempo raggiungemmo la frontiera del Senegal. Era buio e la polizia e i militari erano occupati in ben altre cose. P. Giancarlo uscì, parlò con gli uni e con gli altri. Un poliziotto gli disse:

“Se i militari sono d’accordo, potete andare”. E i militari: “Se la polizia è d’accordo, potete passare”. E così passammo senza timbri e perquisizioni. Dopo un km eravamo alla frontiera della Guinea Bissau. Nel sentire che eravamo i padri di N’Dame, non fecero nessun problema. Uno di loro ci disse: “Perché non mi date un Rosario? Quello che avevo l’ho perso”. P. Giancarlo, che normalmente è provvisto di tutto, ne trovò uno in formato ridotto, ma andava bene! E così, arrivati in Guinea, tirammo un sospiro di sollievo.

            Mancavano ancora poco più di cento km per casa, ma l’importante era essere arrivati “di là”. Suor Nella, da N’Dame, ci avvertì per telefono di non prendere la solita strada per arrivare, quando saremmo stati vicini, perché c’era stata tanta pioggia e non si poteva passare. E così, seguendo le istruzioni, giungemmo a N’Dame per una strada diversa, poco dopo le 22. Non ci sembrava quasi vero. Dio è veramente grande! Pur essendo notte, le Suore che lavorano in questo Centro, le Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù, erano là ad attenderci. Un’accoglienza  speciale, con canti di benvenuto, fu riservata a P. Giancarlo, che rientrava dall’Italia, e a P. George, che andava per la prima volta nell’altra nostra missione della Guinea, a Farim.

E qui finisce il “viaggio speciale”.

Ora, prima di terminare, una parola sulla Guinea Bissau. Pochi giorni fa, a un incontro tra i sacerdoti e il vescovo della diocesi, fu invitato un esperto in sociologia e politica. La descrizione che ci fece della Guinea era piuttosto triste e scoraggiante. Il paese è in mano a gente poco raccomandabile, coinvolta nel traffico di droga e nella corruzione. La droga arriva dalla Colombia, e con la complicità delle autorità locali, si dirige verso il Nord Africa, e in Europa. Per quanto riguarda la Giustizia: normalmente non vince una causa chi ha ragione, ma chi ha soldi. “Si è mai visto un ricco condannato?”, ci diceva il nostro esperto.

Cosa si può fare per cambiare questa situazione? Il vescovo si domandava se i cristiani non avessero niente da dire, e da fare, per intraprendere un cammino diverso. Eravamo tutti d’accordo nell’affermare che il lavoro più urgente non è risolvere il problema economico, per quanto grave possa essere (la Guinea è uno dei paesi più poveri del mondo), ma la formazione delle coscienze, per il corretto uso del bene pubblico e per evitare la tentazione della corruzione e della droga.

Se da una parte nel nostro paese la gente mostra tanta umanità e tanto buon senso, che sa andare al di là delle leggi scritte (vedi il passaggio alla frontiera…), dall’altra l’abbaglio di soldi facili trasforma coloro che hanno il potere politico e militare in persone egoiste, che li porta a dimenticare completamente la propria gente. Per questo c’è bisogno di una generazione nuova, che prenda in mano le leve del potere politico ed economico e per una corretta amministrazione del bene comune. I cristiani sono chiamati a dare l’esempio attraverso una testimonianza credibile.  “Voi siete la luce del mondo. Una città sopra il monte non può rimanere nascosta”, disse Gesù (Mt. 5,14).

 

Foto allegate: 1. All’entrata del Gambia

                   2. Mappa del viaggio.

 

p. Celso Corbioli, omi

Grazie Emiliano e Roberto degli auguri di Buona Pasqua, che ricambio con le parole di Chiara Lubich:

“Pasqua ci ricorda

che ogni giornata nostra deve essere sempre come una resurrezione:

amare, amare, amare.

Non stancarci mai di amare.

Questo ci darà una grande gioia...”

 

Qui sotto vi scrivo quanto inviato a un mio confratello, P. Fabio, in Italia:

"...il Giovedì Santo P. Giancarlo dalla Curia mi telefonava dicendo che c'era confusione in città e c'erano militari in diverse zone. Le radio locali non dicevano niente, ma la radio portoghese e francese informavano che i militari avevano arrestato il Primo Ministro, che avevano liberato il capo della Marina ("rifugiato" presso la sede Onu), fatto destituire il Capo delle Forze Armate... La sera dovevo andare in una parrocchia in città per la Messa. Fu possibile andare, ma il traffico era molto ridotto, i distributori chiusi (dovevo mettere gasolio, per fortuna è bastato quello che avevo), e le luci dappertutto spente. Abbiamo celebrato il Giovedì Santo con lavanda dei piedi, al lume di candela. C'era comunque tanta gente e un clima profondo.

Ieri, Venerdì Santo, la situazione era migliore. Il Primo Ministro sembra sia tornato alle sue funzioni, ma per il resto è come prima. Ci sono troppi interessi di droga in Guinea perché si possa intraprendere un cammino diverso. La droga dell'America latina passa in gran  parte di qui, con la complicità del capo della Marina (appena "liberato"), del nuovo capo dell'Esercito, e di molti politici senza scrupoli.

Ma non vogliamo rassegnarci. Cristo è Risorto anche per noi. E noi pure risorgeremo.

Ieri, andando a celebrare il Venerdì Santo, passando in una strada polverosa alla periferia della città, ho visto un gruppo di donne, giovani e bambini che avevano un modo di camminare, di parlare tra loro, di comportarsi, diversi: infatti erano cristiani. Stavano andando alla via Crucis e poi alla funzione in una parrocchia poco distante. Li ho accompagnati per quel tratto di strada...

Sono arrivate da poco le Suore di Madre Teresa. Hanno passato la prima notte qui a N'Dame. V. Foto."

 

Grazie ancora per il vostro servizio.

Celso