ISIRO, il 16 dicembre 2010

 

Questa mattina ho pregato e celebrato la messa al centro, cioè dove abito con la comunità. Dopo la messa sono uscito come il solito a salutare la gente prima che si disperda. Ecco che un bambino forse di 7  anni che mi si avvicina e mi dice: padre sono stato io a ricuperare, domenica, la tua chiave di ufficio smarrita tra la ghiaietta davanti all'ufficio. Infatti mi era caduta di mano proprio domenica  nella fretta di partire per accompagnare con la macchina le persone alla messa delle 6h30 alla parrocchia vicina. Avevo là una giornata di ritiro dei membri del movimento Focolari della città e dintorni. Dopo avermi detto di averla consegnata al segretario parrocchiale mi chiede:”Padre mi dai una penna bic?”Dopo una breve esitazione- gli avevo chiarito che non ho penne da regalare ma che tocca ai suoi genitori procurargliene una,gli ho fatto un complimento per essere stato corretto.

Gli avevo detto che Gesù premia i bambini che sono generosi e corretti. Anzi in questi giorni vogliamo invocarlo di più nei nostri cuori perché ci aiuti ad accoglierlo e a vivere i nostri rapporti con onestà. Molte persone infatti si lamentano dei furti nei campi e nei cortili.

Insomma quel bambino ha ben manifestato l'immagine di Gesù Bambino che ci aiuta ad amare il prossimo come noi stessi e a vivere la regola d'oro, comune ai popoli: non fare all'altro ciò che non vuoi sia fatto a te. Un bel sorriso è uscito da quel piccolo volto quando gli ho regalato una semplice penna bic dicendogli ancora: Grazie sei stato bravo. Gesù nasce dove c'è un cuore aperto a tutti.

UN CARO SALUTO NATALIZIO

E UN CARO PENSIERO DI BUON FINE D'ANNO 2010 E INZIO 2011

VOSTRO PADRE FRANCO BARIN DAL CONGO RD

 

Oggi domenica pomeriggio i giovani si sono scatenati al gioco del calcio. Il campetto è a fianco della chiesa parrocchiale. C'era molto pubblico giovane. Hanno giocato correttamente come ieri il Milan a Dubai.

In città ci sono alcune decine di paraboliche, grandi tre volte quelle italiane. Sono specie i commercianti e delle autorità che le possiedono. Molta gente aveva guardato la partita. Se la squadra africana avesse vinto ci sarebbe stato un chiasso generale, invece una grande calma è regnata.

Lo sport aiuta ad avvicinare le persone e i popoli. Il gioco del pallone anche artigianale è diffuso anche in foresta.

Un caro saluto e augurio.

Dal Congo RD

vostro p.Franco Barin

Venerdi 12 marzo.

 

Lunedi sera sono rientrato dopo 11 giorni fuori sede di cui 3 passati ospite nella stazione missionaria comboniana di Mungbere, lontana135 km dalla nostra cittadina di Isiro. Ero con Ernesto, giovane confratello, messicano e arrivato in comunità alla fine gennaio. Siamo partiti ciascuno con una moto e senza accompagnatore. Ora siamo nella stagione della secca e la strada è meno difficile. Ho avuto difficoltà nell'ultima tappa di ritorno a raggiungere il villaggio, Angume, dentro 20km di savana di cui 10  con le erbe alte che sbarravano il sentiero.

C’era un forte vento e una violenta ma breve pioggia mi aveva bagnato bene. Le mie cose del bagagliaio erano bene protette. Le abitazioni erano rare. Una volta arrivato mi hanno poco dopo offerto dell'acqua fresca per lavarmi.

Una volta arrivato hanno suonato il “gudugudu”,sorte di tronco incavato con una apertura a forma di labbra che emette alcune note e permette di fare capire lontano parole cifrate. Un hangar-veranda col tetto a scaglie di tre foglie sovrapposte, bloccate dal picciolo ad una stecca. tipico del territorio, si è riempito in fretta di gente adulta e anziana ma pure giovanile. Molti sono rimasti a passare la notte davanti alla mia dimora su sedie a sdraio o stesi  su delle fini stuoie, un fuoco illuminava a fasi alterne i volti delle persone,donne e uomini. Erano forse una quindicina.

Io ero rimasto a chiaccherare con loro fino alle 22h poi mi sono ritirato nella casetta del catechista rimasta a mia completa disposizione. Il letto era grande,fatto col tipico ramo-nervatura della rafia, pianta  simile alla palma ma meno alta. Avevo un materasso di spugna piuttosto smangiato e relativamente pulito sul quale avevo steso il mio lenzuolo rosso di plastica, sorte di veste impermeabile-poncho in vendita in Italia per i pescatori. Avevo trovato pure una zanzariera, abbastanza in buono stato che ha tenuto lontano alcune zanzare della notte. Il villaggio si trova lungo un piccolo fiume molto pescoso. Il tetto della casetta aveva tanti arnesi sospesi per lasciare libero il pavimento di terra. Nessuna gallina ha tentato di entrare al discendere del buio. Quando ci sono galline che covano i pulcini c'è l'abitudine di lasciarle entrare sotto il letto, dove scavano una piccola buca e passano ore. Queste non salgono sui rami degli alberi  a passare la notte in compagnia delle altre. Spesso abbasso la schiena quando entro nelle casette locali ma all'interno posso stare dritto. Invece là dovevo stare attento a non picchiare la testa contro ferramenta di bici quali un parafango appeso. Prima di ritirarmi a dormire ho guidato una preghiera mentre loro al mattino, ancora buio,verso le 5h hanno recitato delle preghiere e sono partiti nei loro cortili per ritornare verso le 9h e incominciare insieme la santa messa.

Ero arrivato al villaggio accompagnato da Sadrak,padre di sei figli e responsabile del settore pastorale. Ogni mia conversazione era pensata per costruire un rapporto di fiducia e di amicizia, nonché trasmettere un messaggio di speranza  per costruire quel mondo nuovo che Gesù Cristo testimoniò. Sadrak era divenuto quel giorno nonno di una nuova creatura. Lasciò sua moglie e gli altri figli ad occuparsene.  La maternità era il piccolo dispensario del centro di settore, gestito da una donna adulta. Alcune offerte della gente le ho date volentieri a lui, quali della carne affumicata di serpente e termiti della stagione. Con me ho tenuto un po' di banane.

Nelle mie visite durante la settimana in un villaggio preferisco fare leggere la Parola di Dio di una Domenica che ha un tono solenne. Preferisco usare i testi della domenica anche per avere l’aiuto della “preghiera universale” a sostegno di quella spontanea. La mia predica e poi l’intervento alla fine della messa per gli “avvisi” non guardo l’orologio. La gente mi vede mediamente ogni trimestre. Non ha il tempo di annoiarsi per ascoltarmi ogni domenica. Molti collaboratori delle cappelle leggono poi male i testi e rendono  l’ascolto del testo penibile.

Ma grazie al canto e all’accompagnamento ritmico del corpo ogni stanchezza diventa rilassamento.